Gioco di squadra e organizzazione: i comuni valori dello sport e del lavoro

Simona Cordisco, Supervisor Process Support in Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, racconta il suo percorso in Philip Morris.
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Ho sempre creduto che lavoro e sport fossero due cose che mi completassero, e che si completassero a vicenda. Mi sento fortunata di aver trovato una realtà lavorativa dove tutto questo è stato possibile.
Simona Cordisco, Supervisor Process Support in Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna 

Lavoro in Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna dal 2017. Philip Morris è stata la mia prima azienda e qui ho vissuto le mie prime esperienze lavorative, dopo aver terminato il tirocinio durante il mio ultimo anno nel corso di ingegneria gestionale all’Università di Bologna. Sono felice di aver iniziato qui il mio percorso professionale, me ne rendo conto spesso per tanti motivi.

Ho iniziato in una posizione lavorativa che per me rimane formidabile, quella Manufacturing Engineering, oggi rinominata Process Lead. La reputo formidabile, anche se potrebbe sembrare una parola un po’ forte, perché mi ha dato l’opportunità di conoscere a 360 gradi i processi produttivi e di entrare in contatto con moltissime persone. Quella di Process Lead è stata la posizione che mi ha permesso di capire cosa mi sarebbe piaciuto fare all’interno di questa azienda.

Con il tempo, mi sono specializzata nel processo tecnologico di macchinari specifici, lavorando su progetti di medio-lungo termine in cui il contributo individuale non poteva prescindere da quello del team di lavoro: una bella palestra, quindi, per capire come si fa gioco di squadra e la propria parte all’interno di un gruppo. 
Ho infine deciso di accettare una nuova sfida iniziando il percorso da People Manager e ora, dopo due anni, sono Supervisor Process Support e gestisco un team di circa 20 persone. Un’esperienza impegnativa e molto costruttiva.

Il valore educativo dello sport: come ha influenzato l’attitudine lavorativa

Se riesco a conciliare nel modo corretto la mia vita professionale con quella personale? Ma certo! Il concetto di worklife balance mi è particolarmente caro. Fin da quando ero piccola, infatti, ho sempre praticato molto gioco di squadra con la pallacanestro. Seguendo le orme dei miei genitori, la mia passione si è subito trasformata in una professione perché, crescendo e cambiando molte città, ho avuto l’opportunità di giocare in squadre di livello agonistico sempre più alto.

La mia storia è questa. Sfida, impegno, necessità di conciliare studio e passioni. Infatti, non ho mai tralasciato gli studi, questo è stato l’accordo con i miei genitori. Non è stato sempre facile, ho fatto alcuni sacrifici, ma i valori dello sport e un'organizzazione accurata del mio tempo mi ha aiutato molto. Del resto, ho sempre creduto che sport e lavoro fossero due cose che mi completassero, e che si completassero a vicenda. Andavo bene a scuola perché giocavo a basket, e riuscivo giocare a basket perché andavo bene a scuola. Il successo in entrambe le parti è sempre stato equilibrato, proprio perché una parte compensava l’altra. Una giornata problematica a scuola si risolveva durante l’allenamento serale, perché lì ero felice lì. E viceversa. Ho continuato a concepire il tempo in questo modo anche oggi, dando a ogni dimensione il suo valore.

Giocando in serie A, sapevo che sarebbe stato complicato conciliare responsabilità e priorità diverse. E sono stata molto fortunata, perché in Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna ho trovato un ambiente in cui ho ritrovato i valori dello sport e del gioco di squadra e che ha favorito questo tipo di approccio, riconoscendo l’importanza di un equilibrio nella mia vita di sportiva e di professionista.

Questo è stato possibile non solo perché ho sempre portato risultati sul lavoro, ma anche e soprattutto perché l’organizzazione mi ha aiutato a essere tranquilla nelle mie scelte personali. È un valore aggiunto di cui oggi non potrei fare a meno.

Cosa insegna lo sport? Il rispetto per gli altri. Per questo, se tornassi indietro, rifarei esattamente quello che ho fatto. Mi sento fortunata di aver trovato una realtà lavorativa dove tutto questo è stato possibile. Grazie all’appoggio ricevuto non ho mai avuto paura di riconoscere quanto importanti fossero lo sport e il lavoro nella mia vita